Psicomotricità & Cognizione

07 Aprile 2022

Psicomotricità & Cognizione

La Psicomotricità per potenziare le capacità cognitivi dei bambini fin dai primi anni di vita

 La psicomotricità, intesa come un'attività in grado di potenziare lo sviluppo di un individuo attraverso l'uso del corpo, dell'azione e del movimento, facilita e migliora lo sviluppo fisico, psicologico e sociale dei bambini permettendo un’interazione tra funzioni neuromotorie e psicologiche.

Negli ultimi anni è cresciuto l'interesse della ricerca sugli effetti dell’attività psicomotoria sulle capacità cognitive. Il movimento sembrerebbe essere centrale per lo sviluppo cognitivo dei bambini, infatti, già prima che emerga il linguaggio verbale, i bambini usano i gesti per segnalare i bisogni in situazioni che comprendono il loro rapporto con l'ambiente. In particolare, alcuni autori hanno scoperto che un'attività fisica regolare migliora le capacità cognitive generali, le funzioni esecutive, le capacità di attenzione e la velocità nei compiti. Inoltre, l'attività psicofisica ha un impatto positivo sulla cognizione per tutta la durata della vita di una persona.

Alcuni studi si sono concentrati sugli effetti della psicomotricità in età prescolare, dimostrando che l’allenamento allo sviluppo motorio fine e grossolano influenza le capacità cognitive e che le prestazioni motorie in età prescolare predicono le capacità cognitive in età scolare.

Lo Studio

Sulla base di queste evidenze, lo studio di Maria Teresa Mas & Judit Castellà, condotto all’Università Autonoma di Barcellona nel 2016, ha cercato di stabilire se un training di psicomotricità favorisse lo sviluppo cognitivo dei bambini a partire dagli 11 mesi, età scelta dai ricercatori perché considerata il periodo in cui i bambini iniziano ad esplorare facilmente il loro ambiente. L’assunto di base era il seguente: se la psicomotricità è in grado di migliorare la cognizione, allora ci si può aspettare differenze nei punteggi dello sviluppo cognitivo tra i bambini che eseguono sessioni di psicomotricità una o due volte alla settimana rispetto a quelli che non eseguono alcuna sessione.

Nello studio delle due ricercatrici sono stati coinvolti 30 bambini tra gli 11 e i 22 mesi, suddivisi in tre diversi gruppi: un gruppo che non ha ricevuto alcuna seduta di psicomotricità (gruppo di controllo), un gruppo che ha ricevuto una seduta settimanale e un terzo gruppo che ha ricevuto due sessioni di psicomotricità a settimana.

Per verificare il cambiamento dei parametri psicomotori tra i gruppi è stato somministrato il test Merrill-Palmer-R prima e dopo le sedute di psicomotricità, una batteria individuale che valuta lo sviluppo cognitivo, il ragionamento verbale e non verbale, la memoria, la coordinazione visivo-motoria, la velocità di elaborazione e lo sviluppo delle capacità motorie fini e grossolane.

La progettazione delle sedute secondo il modello della Psicomotricità Relazionale

Le sedute di psicomotricità erano così strutturate: ogni sessione aveva la durata 45 minuti e comprendeva un momento di accoglienza del gruppo nel suo insieme e la preparazione alla sessione. Il momento del gioco prevedeva l’utilizzo di strumenti motori per favorire ad esempio l'equilibrio, il salto, la caduta, il gattonare. La progettazione della sessione si basava sulla metodologia di Aucouturier (2004), secondo la quale l'obiettivo principale della psicomotricità è favorire il movimento libero e spontaneo nell’interazione dei bambini con il loro ambiente a livello fisico, simbolico e cognitivo. La psicomotricità relazionale offre al bambino l'opportunità di interagire con determinati tipi di materiali, con i coetanei e con gli adulti.

Durante la psicomotricità l’obiettivo era creare un'atmosfera di partecipazione che stimolasse il desiderio di azione: il bambino era incentivato a manifestare emozioni, sentimenti, affetti in uno spazio che consentiva attività motorie spontanee e giochi sulla base dell'esplorazione, la scoperta e l’interazione con l’ambiente. Venivano inoltre inserite, a conclusione della seduta, storie raccontate per ricordare i momenti condivisi insieme o canzoni.

I Risultati

L'obiettivo di questo studio non era tanto quello di confrontare i gruppi, quanto determinare se l'intervento psicomotorio avesse effettivamente migliorato le capacità cognitive prima e dopo il training. 

I risultati hanno mostrato che solo il gruppo che aveva ricevuto due sessioni settimanali di psicomotricità ha poi ottenuto punteggi più alti in tutte le misure cognitive dopo l'intervento. Quindi, i bambini a partire dagli 11 mesi di età che eseguono sistematicamente la psicomotricità (con almeno due sessioni a settimana) ottengono punteggi più alti nell'indice di sviluppo generale dopo l'intervento rispetto a coloro che ricevono una sola sessione o nessuna.

Questi risultati suggeriscono che la pratica sistematica dell'attività psicomotoria sin dalla più tenera età può migliorare lo sviluppo cognitivo generale: i bambini hanno maggiori potenzialità nello svolgere un determinato compito, nel pensare, monitorare, muoversi e relazionarsi con gli altri. Inoltre, questi effetti benefici persistono a lungo termine.

In conclusione

Le capacità cognitive che consentono di controllare e regolare il proprio comportamento sono le abilità che maggiormente beneficiano della psicomotricità.

In questo studio, la psicomotricità sembra migliorare la cognizione se eseguita in modo sistematico (due sessioni a settimana), mentre se viene eseguita una volta alla settimana migliora le capacità motorie generali e consente ai bambini di migliorare la loro interazione con l'ambiente contribuendo al loro sviluppo globale. I miglioramenti si osservano poi nella formazione di strutture cognitive legate all'attenzione, alla memoria, alla percezione, al linguaggio e al pensiero, funzioni che, secondo gli autori, sono fondamentali nell'interpretazione dei concetti di spazialità, temporalità e velocità.

Inoltre, eseguire la psicomotricità nei primi mesi di vita, oltre a favorire l'emergere di capacità motorie e cognitive, porta anche all’acquisizione di competenze emotive e affettive.

I due autori sottolineano l’importanza dell’incentivare nei bambini l’utilizzo di tutto il corpo nel gioco simbolico e spontaneo. È utile favorire l’uso di gesti e posture come mezzo di espressione nei primi mesi di vita in quanto questo è un periodo di tempo cruciale durante il quale i bambini sviluppano nuove abilità e gettano le basi per l'apprendimento futuro.


Bibliografia:

Mas, M. T., & Castellà, J. (2016). Can Psychomotricity improve cognitive abilities in infants?. Aloma: revista de psicologia, ciències de l'educació i de l'esport Blanquerna, 34(1), 65-70.


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